LE MIE SUORE di Sergio Pedemonte

I ricordi dell'Asilo sono diversi da quelli delle Elementari perché gli episodi compaiono nella memoria meno nitidi e se la Maestra ha un volto la Suora è indefinita.

Riaffiorano però gli odori del refettorio e quei banchi molto bassi, il formaggio degli aiuti americani ed il cestino in vimini per la merenda: dentro i biscotti si scioglievano in un abbraccio con le banane del Monopolio di Stato mentre il Cremifrutto lo trovavamo solo una volta alla settimana.

La Suora ci aspettava ogni mattina all'ingresso e chi era accompagnato dalla mamma coglieva frasi smozzicate sul proprio carattere o sulle ultime linee di febbre: “… però il dottor Cilli ha detto che non è niente ...”. 

Mai che la Suora elencasse problemi suoi, ascoltava quelli del prossimo. 

Se poi non ne avessi conosciute altre nella mia vita e mi affidassi ai soli ricordi dell'Asilo, potrei credere che queste donne fossero aliene dai crucci umani a tal punto che necessitavano di un solo vestito nero, il più semplice che esista.

Non che fossero belle, anzi, a volte le vecchie zie erano in confronto delle Miss, però non le ricordo pedanti o villane, arroganti o pretenziose. Certo, inconsciamente avevamo nella più giovane la preferita, mentre la Superiora era sempre esigente e poco propensa a farci le coccole che in alcuni giorni un po' malinconici andavamo cercando. Ma chissà a quante domande avrà dovuto rispondere senza l'aiuto della pedagogia scoperta dopo il '68. Probabilmente erano domande più pungenti di quelle odierne che sono tempestivamente soddisfatte da genitori ultra preparati in mille corsi pre e post matrimoniali.

L'ho incontrate anche negli Ospedali, quando Volontario della CRI arrivavo a considerarle colleghe. Però il mio era un contatto limitato ed effimero con il paziente, loro ne portavano avanti uno ben più complesso e pesante. Quante domande anche lì avranno dovuto evitare? E non si trattava di educazione sessuale o di morale, ma di Vita e di Morte.

Alcune anni dopo le ho riviste e scherzosamente si è anche parlato di certe mie scelte, non proprio ortodosse, fatte nel tempo. Ma il burbero rimprovero, con un sorriso mal nascosto, era sempre diretto al bambino, quasi che l'uomo per loro fosse ancora da venire.