NEVE A ISOLA di Sergio Pedemonte

Ernesto cominciava a sollecitarmi poco dopo la fiera di S. Michele: 

“Dai tiriamo fuori la slitta! Finisce che nevica e non è ancora pronta”.

Aveva un pezzo di sciolina vecchio di trent’anni ma la sua slitta non era fatta in casa, era elegante e slanciata.

Le giornate si accorciavano e le nuvole passavano sempre più piano poi la neve iniziava a cadere quando erano ferme del tutto e insieme a lei arrivava il silenzio. Se succedeva di notte me ne accorgevo perché l’unico suono al risveglio era quello del badile di Rico che grattava sul marciapiede.

Con un atto di coraggio mi alzavo e dai vetri ghiacciati m’incantavo a guardare le meteore bianche che miracolosamente sollevavano lo stato d’animo: chi può infatti immaginare qualcosa di negativo durante una lenta nevicata?

Correvo a scuola ma che patire! 

“Mia de nu bagnate, né!” mi gridava dietro mia madre.

Per strada pochi avventurosi con il bavero rialzato entravano dal giornalaio, o nel bar, pestando i piedi. 

Si può descrivere la dilatazione che subisce in quelle circostanze lo spazio dal negozio di Caccian fino al campanile sullo sfondo? Tutto sembrava lontanissimo: sarà stata la nebbia che nascondeva Moncù, forse il suo turbinio, forse le rare auto che andavano pianissimo, ma arrivare fino alla piazza del Comune ti costringeva a notare particolari come in una camminata di ore in altre stagioni.

Poi dal banco, finché la Pierina non suonava la campanella, guardavo il monumento ai Caduti le cui aquile diventavano improvvisamente vive, rannicchiate sotto un velo di neve e pregustavo le discese vertiginose in slitta sfiorando il muro della Villa. 

Invece del piumino avevo (avevamo) un cappotto goffo, un maglione di lana, la camicia di flanella, la maglia da pelle in lana urticante: il tutto ci riduceva a palombari che deambulavano al rallentatore e sudavano al minimo sforzo.

All’uscita della scuola Peppi, Liccio e Ginetto ridevano nel raccontarsi il tema della giornata: “La prima neve”.

Le maestre non avevano grande inventiva.

Ma avevano un grande cuore.