PERSONAGGI E CASE ISOLESI

Anselmo Rivara fu Lorenzo (1889 - 1943), professore con studio a Genova aveva sposato la signora Pia Venturi ed ebbero due figli: Alfredo, oculista, e Lorenza (Renza). Anselmo morì a causa di un incidente avvenuto nella sua cascina in Pian nel quale si fratturò malamente una gamba che gli portò delle complicazioni gravi. Si era fatto costruire da poco la villa sulla Via Dritta dove passava l'estate e parte dell'autunno. In precedenza aveva probabilmente edificato la villa sopra Via Zuncri (oggi della famiglia Mignone) dove poi abitò Gigin Denegri che aveva il monopolio delle banane per Genova


Pochi ricordano che ci si fermava a parlare dal "baraccone" all'angolo del bar pasticceria Caccian, ora ristorante Vecchio Scalo. All'incrocio tra Via Roma e Via Egidio Dedè, soprattutto la domenica mattina, c'erano gruppetti di persone che in caso di pioggia si ritiravano sotto la terrazza che univa questa casa a quella dei Semino. Fu costruita da Francesco Camicio (1865-1951) di ritorno dall'America: lì c'era appunto il "baraccone" di Baccicina Denegri. Vi aprì un'osteria e la trattoria dei Cacciatori, come ancora si legge sulla parete verso Scrivia. Diventò poi bar-pasticceria finché non si spostò nel nuovo fabbricato adiacente attualmente occupato dall'agraria. Francesco Camicio era sposato con Carolina Balbi di Montessoro ed ebbero diversi figli: Luigin sposato con Maria Delorenzi, continuatore nella gestione della pasticceria poi passata a suo figlio Gian; Aurelio sposato con Mariolina Ratti, Rosita sposata con Santo Camposaragna e altri. Uno di questi fu Dario, sergente maggiore nel 4° reggimento artiglieria da montagna, disperso in Russia nel 1943.

 

Nelle foto: la casa Camicio verso strada e lato Scrivia


Il Comm. Pietro Angelini, (1866-1936), villeggiante a Isola per molti anni, aveva sposato Fanny Queirolo, figlia del Queirolo negoziante in carbone a Genova. Fece costruire nel 1900 la villetta accanto alla chiesa oggi abitata dalle sorelle Denegri. Era un'aia adibita alla trebbiatura probabilmente ancora a mano: la battittura si faceva mettendo le spighe su un grande telo steso nell'aia e poi si batteva con bastoni o attrezzi simili. Spesso si usava far camminare gli asini o i buoi sul grano che aiutavano l'operazione con i loro zoccoli.

Nella prima cartolina la casa non è stata ancora edificata


Montobbio (...). Impresario, aveva sposato la Sig.ra Carolina di Sampierdarena ed ebbero due figli: Armando e Oreste. Armando fu Sindaco (1910-1914), Consigliere Provinciale e Podestà (1928-1933) di Isola e fece costruire nel 1912 la villa di fronte alla chiesa parrocchiale. Sposato con la Sig.ra Ida, ebbero Dario, Puni e Armanda. Oreste impiegato del Comune di Genova, aveva sposato la Sig.ra Gigetta di professione modista ed ebbero due figli. Armanda è stata l'ultima della famiglia ad abitare la casa


Giuseppe Traverso fu Nicola, detto Pin du Ferrà (1875-1960), faceva il tramviere a Genova e nel 1902 si sposò con Giuseppina Isolabella. Partirono per il Perù dove lavorarono nella ditta di Andrea Ratti di Vobbia. Tornarono in Italia e fecero costruire la villetta in cima alla strada privata vicino all'officina di Paolo Rivara. Oggi la casa è della Parrocchia e vi abitò Don Tito Minaglia parroco di Isola dal 1961 al 1998.

Nella foto: a sinistra Pin Traverso e a destra Giovanni Balostro. Alle spalle la villetta in oggetto


U sciù Pasqualin Pietrafaccia ritornato dalla Patagonia dove faceva l'industriale, costruì la palazzina vicino alla stazione FS dove abitò con la sua numerosa famiglia. Aveva sposato in America la signora Angela Belbo ed ebbero diversi figli tra cui Vittoria, Alfredo, Pasquale, Francesco (medico) morti tutti relativamente giovani. Essi riposano nella monumentale tomba di famiglia nel cimitero di Isola.

Nella cartolina, sulla destra, la casa in oggetto


Ai primi del '900 Costante Parodi andò a Puno da Buenos Aires per aiutare lo zio G.B. Beroldo di Vobbia nell'attività che svolgeva. A lui si unirono i fratelli Aurelio e Gerolamo nonché Giuseppe Traverso (Pin), poi Costante Sangiacomo nel 1913 e Giuseppe Sangiacomo nel 1926. La colonia di Isola in Perù era quindi nutrita: il lavoro si svolgeva tra il negozio di Costante Parodi che questi aveva aperto a Juliaca sull'altipiano del lago Titicaca a 3.812 m s.l.m. e Puno o Camanà. Tornato in Italia, Costante Parodi commissionò a Luigi Carlo Daneri (1900-1972) la sua casa in Piazza Vittorio Veneto, dove oggi c'è la CARIGE e dove abitano Carla Gaiardo, Nanni Sangiacomo, Liliana Beroldo. Daneri, nato a Borgo Fornari, divenne un architetto di fama mondiale e progettò il ponte di Prarolo e il Biscione a Genova. La casa di Costante fu costruita tra il 1929 e il 1931.


Nelle foto: il prospetto della casa, lato Via ROMA (CARIGE) nel progetto di Luigi Carlo Daneri e la piazza Vittorio Veneto nel 1937


Con la caduta dei Feudi Imperiali nel 1797, la famiglia Spinola cedette numerosi suoi beni a privati. Non sappiamo se il castello del Piano fu alienato in tempi brevi: ci risulta solo che nel 1865 venne acquistato da Michele Mignacco (1817-1901) fu Pietro, nato a Crocefieschi, che sposò Maria Teresa Denegri di Isola. Forse era proprietario di muli e lavorò per la costruzione della ferrovia a metà secolo arricchendosi. La famiglia proveniva da S. Antonino di Salata. Michele era comandante della Compagnia della Guardia Nazionale del nostro paese. Tra i suoi figli ricordiamo Luigi, sindaco di Isola nel 1895, che costruì il parco ferroviario del Campasso a Genova, consolidò il ponte tra Isola e Cantone nel 1902 e o lui o il fratello Edoardo nel 1889 progettarono il ponte di Mereta. Edoardo curò anche i disegni del ciottolato sulla piazza della chiesa parrocchiale. Da Luigi (1851 - ?) nasce Linda che sposa Lorenzo Disma Rivara (1894-1965): il figlio Luigi (Gigi) avrà Maria Linda (Marilli) attualmente proprietaria del castello


Nel 1648 il marchese Luciano Spinala fece costruire il palazzo di Pietrabissara con due locali a piano terra adibiti a carcere. A metà Ottocento la figlia del marchese Alessandro Spinola (Fanny), sposata a Luigi Ranuccio Anguissola-Scotti, cedette il palazzo al cav. Davide Quaglia, impresario di Arquata Scrivia e probabile proprietario delle cave in arenaria. Da lui nacque Aurelio che a sua volta generò Adelaide Ernesta (n. 1889), Rodolfo (n. 1896) e Silvia Aurelia (n. 1905). Il prof. Lorenzo Tacchella e la moglie Mary Madelein divennero proprietari nel 1981 e restaurarono l'edificio ripristinando anche la cappella interna dedicata a San Luigi Gonzaga. Qui nacque l'Accademia Olubrense editrice di almeno 60 volumi dedicati alla Storia Locale e a quella della Chiesa. Frequentati furono anche i Congressi Internazionali dedicati ai Santi e Beati dell'Ordine di Malta. Oggi, completamente abbandonato, il palazzo è proprietà di quest'ultimo Ordine

 


Alla confluenza tra Scrivia e Vobbia lo sperone su cui sorgono le attuali case è per noi il Cantone. Intorno al XIV secolo gli Spinola vi costruirono un castello le cui rovine sono testimoniate in un disegno del 1650 (vedi foto). Pochi decenni prima la famiglia nobile fece erigere un palazzo che rispondeva meglio alle esigenze abitative di cui rimangono parziali mura, la torre rotonda e la loggetta verso Scrivia. Nel 1819 l'edificio fu venduto dal marchese Giacomo Veneroso Spinola alle famiglie Zuccarino e Denegri. Oggi, oltre che abitazioni civili, vi è il Museo Archeologico dell'Alta Valle Scrivia.


Paolina Fracchia costruì una villa a Noceto agli inizi del '900 dove, fino a poco tempo fa, vi era il B&B di Mafalda Ciriale che ci ha fornito le notizie seguenti. 

«Certo in quel tempo Paolina era stata molto coraggiosa e dopo anni di teatro e vita mondana si era ritirata qui e aveva deciso di costruire il tutto, compreso anche il ponte di accesso. Forse non era stato facile per la gente del posto accettare una donna così libera, con abiti sfarzosi e che addirittura aveva cantato in America. Era stata molto criticata e ancora oggi qualche anziano ne parla con facili allusioni.

Ma proprio da alcune donne anziane ho saputo tutta la sua storia fatta anche dalla sua bontà: infatti metteva sul muretto pane e marmellata ed essendo istruita aiutava i bambini a fare i compiti. E proprio da uno di questi, presente quando dopo la sua morte i nuovi proprietari hanno distrutto, bruciandoli, i suoi meravigliosi abiti, le locandine degli spettacoli e le foto, è riuscito a recuperare un bellissimo ritratto fotografico, dove lei appare nella sua bellezza e dal quale ho ricavato un dipinto per onorarla e riportarla qui nella sua casa, quella che lei ha fatto costruire: la dimora di Paolina Fracchia, che poi è diventata Villa Regina della famiglia Bafico»


Giorgio Ruggerone scrisse un libro su Borlasca, pubblicato postumo, il cui valore aumenta nel tempo. Il capitolo sugli emigranti ci interessa per avere alcune notizie sul "castello": è proprietà della famiglia di Angelo Sangiacomo fu Domenico, affermato imprenditore californiano. Il padre nacque alla Villa e, una volta emigrato in America trovò lavoro nel servizio municipale di nettezza urbana. Nel 1921 lo raggiunse il fratello Sciandrin con la moglie Lina Affranchino e la figlia Rosetta di appena un anno. Sembra che durante il proibizionismo, Sciandrin commerciasse in liquori e anche per questo riuscì ad aumentare le sue entrate


Vi proponiamo questa bella foto dei primi del '900 con persone in abiti dell'epoca. Sembra la scena di un romanzo d'appendice, quei romanzi che venivano pubblicati a puntate sui giornali e che non furono opere minori. Parliamo ad esempio di Tolstoj con "Guerra e pace" o "I tre moschettieri" di Alexander Dumas.

Ci troviamo in località Pian con l'antico ponte sul Vobbia e la casa dei Bennati. Vi abitava Francesco Bennati (Sciù Beppin), capitano di lungo corso, sposato con Teresa Scaniglia: ebbe diversi figli tra i quali Pietro il professore, Francesco (Chiccu) capitano di mare, Battista spedizioniere. L'aveva costruita suo cognato avv. G.B. Tubino, marito di Caterina Scaniglia sorella di Teresa.

La casa oggi è di Giulio Assale


L’avv. G.B. Tubino nel 1874 acquistò una casa di civile abitazione, detta Cà delle Anime, proprietà di Francesco Traverso di Borgo Fornari, commerciante. Infatti il terreno nel 1839 era ancora dell’Opera Pia delle Anime Purganti e probabilmente fu costruita pochi anni dopo. Il luogo sorge sullo sperone roccioso alla confluenza tra Scrivia e Vobbia dove un tempo vi era un castello. La moglie Caterina Scaniglia (sorella di Teresa sposata a Francesco Bennati, citati nel post precedente), morì nel 1900 e volle che la palazzina fosse adibita ad Asilo Infantile e tutt’ora attivo.

La foto che proponiamo è interessante, oltre che per l’Asilo nella sua originale livrea a strisce bianche e rosa, anche perché si nota l’edificio in Alpe di Buffalora, oggi ovviamente ridotto a macerie


Chiara Repetto mi fa sapere che Gin Parodi, famoso decoratore genovese, in un'intervista citò "Terenzio di Isola del Cantone, un uomo terribilmente simpatico sempre con la barzelletta pronta per ogni situazione". Era un Rolla, figlio di Giovanni (Barè) e di Angela Zino, nato intorno al 1900. Quest'ultima era sorella del Baccicetta (Agostino Zino, 1870-1930), decoratore pure lui. Il Baccicetta ha dato il nome all'omonima casa sulla strada Prodonno - Colle della Guardia oggi ridotta a un rudere. E' quindi probabile che l'abbia affrescata lui stesso insegnando poi al nipote Terenzio questa nobile arte. Ma le coincidenze continuano: autrice del libro "La realtà dell'illusione" in cui compare l'intervista a Gin Parodi, è Silvana Ghigino, direttore di Villa Durazzo Pallavicini a Pegli e, dulcis in fundo, moglie di Fabio Calvi, nipote di Pinfru il calzolaio del Cantone. Nel Centro Culturale c'è la copia di una tesina fatta da Fabio su una casa di Isola. Il mondo è piccolo...

Nelle foto: casa Baccicetta prima e dopo


Il quartiere degli Orti è ormai urbanizzato completamente. Soprattutto le piccole industrie hanno trasformato i campi che nel secolo XIX erano una risorsa agricola: nella cartolina A c'è solo la casa indicata dalla freccia. Nella B che è del 1924, oltre a quella casa c'è la Bulloneria (1) e un edificio forse ospitante la conceria (2) proprietà Dellacasa e poi Borione. Sappiamo anche che in precenza esistevano negli stessi due edifici una fabbrica di bossoli o di cartucce e una "tessitura". Infine, più recente, la cartolina C che (1) con la Bulloneria e il capannone della FIBLA (Fabbrica Italo Belga Lane Acciaio) aperta nel 1955. In tutte e tre con la freccia rossa è indicata la piccola casa che esiste ancora oggi.

All'interno della Bulloneria vi è la casa dei proprietari Giulio e Alberto Cattaneo, (freccia blu). Giulio sposò Fanny Thurndull, inglese. Durante l'ultima guerra l'officina produsse anche ogive per bombe e sci militari. Molti isolesi operai specializzati della Bulloneria per questo vennero arruolati in Marina ma parecchi, per merito dei proprietari ottennero l'esonero in quanto "indispensabili" per la produzione


Il più antico disegno raffigurante Isola, risalente a un periodo tra 1689 e 1715, commissionato da Giulio Spinola, fu ritrovato dalla famiglia Berolla nella casa di Piazza Vittorio Veneto, forse dimora di un ramo Spinola. Come si nota dal disegno stesso, qui sotto riportato, la casa non esisteva ancora (punto di riferimento la cappelletta della Via Postumia indicata da una freccia). Sappiamo da Bice Delorenzi che prima del 1927 «era chiamata Villa perché circondata da un giardino con pergola a colonne, simile alle ville di Albaro a Genova. Subì la distruzione del bellissimo ingresso da Via Postumia, con la cancellata che immetteva in un ombroso cortiletto nel quale un pozzo a forma di torretta dava un'acqua freschissima. Una scalinata con un portoncino portava nella villa propriamente detta. La costruzione della Piazza Vittorio Veneto e delle Scuole ha privato Isola di uno dei suoi angoli più suggestivi e romantici...». Mi ricordo che davanti alla sede della Croce Rossa, quando ero bambino, c'era una pompa che attingeva ancora al pozzo descritto. Il giardino della Villa terminava dove oggi c'è il posteggio del palazzo a monte della Via Postumia.

Nella foto la casa (oggi Charrier - Pisacane) con il Monumento ai Caduti fasciato in attesa dell'inaugurazione avvenuta il 24 luglio 1927


Il bar Picollo iniziò l'attività come albergo e stallaggio nel 1888 nell'immobile chiamato "Cà del Rollino", lungo l'allora Strada Regia, oggi Via Roma. Il proprietario era Costante Rolla che lo gestì con la moglie Teresa Sangiacomo fino al 1918. L'unica figlia, detta Gin, insieme al marito Federico Picollo mandò avanti l'attività fino al 1942. Dal 1930 aveva assunto la denominazione di Albergo Ristorante Rolla e la gestione nel 1935 passò alle figlie Josefina, Guglielma, Costantina e Maria Teresa Picollo. Solo nel 1970 divenne Bar Picollo che cessò l'attività nel 1982. Gestore seguente fu Claudio Zuccarino (Burruciaga) poi passò a Giorgio e Patty come commestibili e oggi è "Pollicino".

Nella foto che alleghiamo, fine anni '40, con un fotomontaggio Andrea Musso ha inserito il compianto Stefano Denegri sul portone che immetteva nella corte interna (indicato dalla freccia) Lo ricordiamo così, custode del suo museo. A destra si nota il distributore carburanti forse di Amedeo Zuccarino


Per quelli della mia età era la casa di Giannino: non so se corrispondeva al vero. Passavamo nel greto e si ergeva diritta come se uscisse direttamente dall'acqua e di fronte aveva il castello Spinola Mignacco altrettanto incombente su di noi. La costruzione della prima autostrada la sfiorò ma il raddoppio prima la decapitò, come dice Mauro Francesco Ciri, quindi crollò o fu demolita, non ricordo. La leggenda metropolitana vuole che Giannino si gettasse con un grosso ombrello a mo' di paracadute dal vicino ponte medievale: però l'ho sempre incontrato incolume...

Nelle tre cartoline si vede l'evoluzione della casa